Sabato 19 ottobre, nella Sala delle Polveri della Mole Vanvitelliana ad Ancona ho partecipato a una Conversazione dal titolo
“Desiderio e generatività. Il percorso che porta a diventare genitori“.
Le dottoresse Monica Grigio e Natascia Ranieri hanno condiviso con me il tavolo di lavoro, parlando di Procreazione Medicalmente Assistita (PMA).
Di che cosa abbiamo parlato? Tantissimi temi e spunti di riflessione tra diverse discipline! Così ho deciso di semplificare e sintetizzare al massimo il mio contributo nelle prossime righe.
Il punto di partenza è stata la considerazione per cui le tecniche di PMA, hanno separato radicalmente sessualità e riproduzione. Scontato? Probabilmente sì, ma se ci fate caso noterete come la nostra cultura non si sia del tutto appropriata di questa distinzione. Così come dell’idea che non esista un destino biologico tutto femminile: ancora oggi è diffusissima la concezione per cui una donna, per essere tale, debba essere madre. La nostra società porta le donne che hanno difficoltà a concepire a sentirsi guaste e gli uomini con le stesse difficoltà a sentirsi… poco virili! Sradicare queste convinzioni è molto più difficile di quanto si creda, anche se sul piano dei concetti sembrerebbe così semplice.
Successivamente mi sono soffermata a sottolineare come la famosa Legge 40 (legge 19 febbraio 2004, n. 40) fosse nata priva di fondamenti scientifici e come questo abbia dato vita a una condizione poco democratica. La Legge 40, infatti, integrava una specifica visione della famiglia e della genitorialità, derivata da una – sempre molto specifica – morale sessuale e familiare.
Ripercorse tutte le sentenze della Corte Costituzionale che hanno smantellato l’impianto della Legge 40, mi sono concentrata su quello che di tutti rimane il mio tema preferito: la PMA con dono di gameti (eterologa). In particolare ho cercato di mostrare come il vuoto normativo generato dalla sentenza 162/2014 della Corte (che ha cancellato il divieto di fecondazione eterologa) crei problemi non solo giuridici, ma anche morali. Si tratta dell’anonimato dei donatori e delle donatrici, del loro indennizzo vietato in in Italia, ma della realtà per cui i gameti (spermatozoi e ovociti) vengono acquistati all’estero.
Il risultato? Lunghe liste di attesa, difformità nell’accesso alla PMA nelle diverse Regioni del nostro Paese, costi non sempre sostenibili… che spingono le coppie a recarsi all’estero! Ho sostenuto anche in questa sede come non si debba parlare di “turismo riproduttivo“, ma di Cross Border Reproductive Care (CBRC), cioè cure transfrontaliere per la riproduzione. Il linguaggio e il lessico impiegati sono fondamentali e continuare a diffondere l’idea per cui le persone viaggino per piacere alla ricerca di cure di PMA è terribilmente fuorviante.
Infine ho affrontato qualche paragone con il sistema francese, dove l’Assemblée Nationale ha adottato il disegno di legge sulla riforma della bioetica (quindi non solo sulla PMA), che a inizio anno dovrà approvare anche il Senato.
Se nulla dovesse

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cambiare, dal 2020 in Francia le donne single e le coppie di donne accederanno alla PMA, sarà rimosso l’anonimato dei donatori e delle donatrici di gameti e le donne potranno crioconservare i propri ovociti anche senza ragioni mediche (per preservare la fertilità nel tempo).
E in Italia? Due disegni di legge giacciono depositati dal 2014 (d.d.l. 1630 e il d.d.l 1607), mentre uno nuovo è stato proposto nel giugno 2019 (C 1906)… i primi due risultano certamente più incisivi e imperniati su norme che prevedono a chiare letto il principio di laicità per la materia, mentre il terzo si concentra maggiormente sulla prevenzione, l’informazione e la sensibilizzazione sul tema.
Prossima tappa? Il World Bioethics Day di lunedì 21 ottobre!