Consigli di lettura per piccole lettrici e piccoli lettori sul tema della fecondazione assistita!

Se siete di Torino, o semplicemente appassionati di lettura ed editoria, saprete che sta finalmente per tornare in presenza il Salone internazionale del libro di Torino (#SalTo), la cui edizione 2021 si intitolerà Vita Supernova.

La fervente attesa con cui è stato atteso questo ritorno mi spinge a scrivere un post con qualche consiglio di lettura… nello specifico sul tema della fecondazione assistita raccontata a piccine e piccini!

Avevamo già parlato di “Storia di Cristallo di Neve… non di cavoli, né di cicogne” (edito da Valentina Edizioni) e intervistato le autrici: Francesca Fiorentino, l’autrice dei testi, ed Erica Lucchi, l’illustratrice di questo albo sul tema della fecondazione assistita con un dono di gameti (ovociti e/o spermatozoi), comunemente nota in Italia come eterologa“. Potete ritrovare l’intervista qui!

In questo post vorrei invece proporvi altri due albi, il cui pregio, al pari di “Storia di Cristallo di Neve“, non sta esclusivamente nell’estrema qualità delle illustrazioni, ma specialmente nella capacità di normalizzare un tema che troppo a lungo (e talvolta ancora oggi) è stato oggetto di tabù e stigmatizzazione. In questo contesto, poter spiegare con semplicità, attraverso una storia, quali sono le premesse psicologiche, emotive e anche mediche di una fecondazione assistita… diventa assolutamente importante. Spiegarlo alle più piccole e ai più piccoli, che siano nati da una fecondazione assistita o meno, diventa certamente essenziale! Bambine e bambini costruiscono sin dalla prima infanzia il mondo che vivremo domani e, sostituendo ai segreti e ai silenzi delle spiegazioni a loro misura, i risultato sociale e culturale è assicurato.

Il primo albo che vi consiglio oggi è “Storia di un bambino al microscopio” di Lucia Maroni e con le illustrazioni di Anna Formilan (Publistampa Edizioni). Una storia che parla ai cuori attraverso la descrizione del desiderio e dell’attesa di un figlio che non arriva, eppure è presente nel quotidiano dei suoi futuri genitori:

Ci sono poi scintille più pigre, timide, lente, che se ne stanno al caldo nei sogni dei loro genitori e hanno bisogno di tanto tempo prima che tutti possano vederle”.

E’ il racconto di un semino e di un uovo che si incontrano sotto a un microscopio, attraverso la celebrazione delle persone che metto in atto la scienza. Perché è un albo che parla del ruolo della scienza, certamente, ma grazie all’esperienza umana, ricca di determinazione, desideri e speranze. Qui potete trovare il profilo Instagram di Lucia Maroni e della “Storia di un bambino al micriscopio“, per scoprire di più e poterla seguire!

Il secondo albo che vi indico è “Il viaggio di Blastociccio” di Paola Russo e con le illustrazioni di Clara Esposito (Editrice Rotas). Anche in questo racconto il protagonista è il desiderio, perché Blastociccio, il protagonista, si svegli all’improvviso “dove dormono i sogni”:

– “Se qui dormono i sogni, allora io ero un sogno! Ma di chi?”

– “Dovrai scoprirlo da solo. E’ ora di partire. A casa tua ti stanno aspettando”.

Blastociccio [1], un piccolo pinguino, è sperso in un mondo dove non sa da dove viene, ma sa che deve intraprendere un cammino per scoprire chi l’ha sognato per potergli dare la vita. Il racconto affronta, in modo adatto alle più piccine e ai più piccini, anche l’aspetto della crioconservazione degli embrioni [2] e del percorso che i nati grazie a queste tecniche hanno affrontato. Lo strumento narrativo è quello metaforico: un riferimento esplicito ai professionisti sanitari e ai laboratori non viene tracciato, ma evocato come concetto in grado di essere appreso da bimbe e bimbi… per articolarlo poi durante la crescita!
Qui potete trovare il profilo Instagram di Paola Russo e de “Il viaggio di Blastociccio“, per scoprire di più e poterla seguire!

L’importanza dei libri e degli albi sul tema della fecondazione assistita, come scrivevo qualche riga fa, risiede soprattutto nella capacità di normalizzare le relative biotecnologie che, nonostante più di 40 anni di storia… continuano a porre difficoltà concettuali alle persone che non le abbiano provate sulla propria pelle. Difficoltà che si sommano a contesti sociali talvolta avversi e a normative spesso inique e insensate. Normalizzare, in questo caso, significa promuovere una cultura inclusiva verso le diverse storie che ogni famiglia ha alle spalle.


[1] Il nome deriva chiaramente da blastocisti, una fase dello sviluppo embrionale (successiva alla morula) che si verifica tra il 4° e il 14° giorno dalla fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo.

[2] La crioconservazione è un termine che descrive la procedura in cui le cellule (spermatozoi, ovociti, embrioni) vengono immerse in una soluzione di sali e composti organici (crioprotettore) e portate a temperature molto basse, fino alla conservazione a –196°C in azoto liquido.

“Bioetica e tutela degli animali: un ritorno alle origini per guardare al futuro”

” La “bioetica” nasce in origine come “scienza della sopravvivenza” dell’essere umano alle conseguenze delle sue stesse azioni sulla natura. Oggigiorno però, una prospettiva che consideri la vita umana al di sopra delle altre non è più accettabile e la fauna necessita di un riconoscimento etico, nell’ambito di un lavoro interdisciplinare che integri scienze dure e scienze umane.

Quando si pensa alla bioetica il riferimento corre subito a una disciplina fortemente incentrata sull’essere umano. Fecondazione assistita, trapianto di organi ed eutanasia sono alcuni dei temi più evocativi, di cui abbiamo parlato in Dono di capacità riproduttiva: un modello per il diritto di famiglia e Il fine vita tra morale, tecnologia e diritto: la società non può attendere. La bioetica, tuttavia, ha delle origini molto più ampie e peculiari.

Convenzionalmente si attribuisce la paternità del nome bioethics a Van Rensselaer Potter, biochimico statunitense impegnato nella ricerca oncologica nei primi anni ’70 del secolo scorso. A onore di precisione, un primo articolo dal titolo Bio-Ethics: A Review of the Ethical Relationships of Humans to Animals and Plants era stato pubblicato già nel 1927, dal filosofo Fritz Jahr. Jahr costruì un “imperativo bioetico” di matrice kantiana, con conseguenti obbligazioni morali nei confronti di ogni forma di vita, umana e non. Il pensiero di Jahr non ebbe grande successo, ma delle importanti eco si rintracciano nel lavoro di Van Rensselaer Potter, specialmente nell’articolo Bioethics. The science of survival (1970) e nel libro Bioethics. Bridge to the future (1971).

La premessa del pensiero di Van Rensselaer Potter può essere riassunta nella preoccupazione etica, specialmente in chiave intergenerazionale, riguardo al crescente impatto delle tecnologie umane sull’ambiente, inteso come insieme di elementi animati e non. Mancavano nella società sia una coscienza etica collettiva, sia una conoscenza solida delle possibili conseguenze di un intervento massivo su fauna e flora da parte dell’essere umano. Per Potter era necessario acquisire una nuova consapevolezza dei rischi ambientali, rivolta a garantire un futuro alla specie umana (da cui science of survival, ossia “scienza della sopravvivenza”).
Come? Grazie a una convergenza di saperi e sforzi tra scienze umane e scienze dure, tra etica e biologia, tanto per lo studio dei fenomeni nocivi per l’ambiente, quanto per la ricerca di soluzioni efficaci.

Oggi più di allora è importante tornare a questa accezione di bioetica “delle origini”, ma con un senso più ampio. Una bioetica che sia volta alla ricerca di soluzioni per la sopravvivenza non solo dell’essere umano, ma di tutte le componenti della biosfera e in particolare delle specie selvatiche. Oltre che per l’ambito della ricerca scientifica, questo approccio può rivelarsi una scelta fruttuosa anche per la divulgazione, che può accrescere la consapevolezza della società sulle minacce alla biodiversità e sulle possibili azioni conservative da attuare a livello individuale, e per la costruzione di valide politiche pubbliche, che troppo spesso sono ancora cieche alle evidenze scientifiche più supportate.

In conclusione, se l’impostazione iniziale della bioetica aveva comunque il suo focus sull’essere umano e sulla sua sopravvivenza, oggigiorno non è più eticamente accettabile la prospettiva di preminenza della vita umana sulle altre. Quindi, se da un lato la preservazione della fauna è stata raccontata negli ultimi due anni come necessità per evitare nuove zoonosi (il salto di specie di un agente patogeno, come è stato per Sars-CoV-2), dall’altro appare imprescindibile abbandonare questa visione utilitaristica. Nell’Antropocene, infatti, un metodo di ricerca e di definizione di politiche pubbliche orientato alla valorizzazione del solo vissuto umano non appare più condivisibile e la fauna necessita indubbiamente di un riconoscimento etico, nell’ambito di un lavoro interdisciplinare di integrazione dell’etica, delle scienze dure e del diritto.”

[Articolo originariamente pubblicato come Racconto di Ricerca sul Forum di Ricerca dell’Ateneo di Torino (FRidA) e collegato a un precedente post del blog, che trovate qui]

La riforma della bioetica in Francia, parte II. La crioconservazione dei gameti.

La riforma della loi de bioéthique (legge di bioetica in Francia, che ho introdotto qui) è intervenuta su diversi aspetti legati alle biotecnologie riproduttive. Oltre alla fecondazione assistita per coppie lesbiche e donne single, un altro aspetto innovativo riguarda la crioconservazione [1] dei gameti maschili (spermatozoi) e femminili (ovociti). Si tratta di una tecnica in grado di preservare a bassissime temperature le cellule riproduttive e gli embrioni umani, al fine di poterli impiegare o trasferire nell’utero della donna in un momento successivo a quello di prelievo o creazione.

Nella storia della medicina, il primo successo registrato a seguito della crioconservazione degli ovociti umani è stato registrati nel 1986, a seguito della nascita del primo bambino sano [2]. La tecnica era stata inizialmente pensata per ovviare ai casi nei quali la fertilità fosse minacciata da patologie (riproduttive, oncologiche, etc.) o traumi e, conseguentemente, molti Paesi ne hanno vincolato il ricorso esclusivamente a simili scenari di prevenzione. Così era in Francia fino a prima della riforma di quest’estate, a partire dalla quale, invece, sarà possibile per donne e uomini accedere alla crioconservazione preventiva dei gameti, in vista di un futuro progetto genitoriale, anche in assenza di un quadro clinicamente accertato che infici la fertilità presente o futura (autoconservation des gamètes).

L’opportunità della crioconservazione detta “sociale” o “volontaria” rileva maggiormente per le donne, in quanto gli ovociti sono per ogni donna determinati nella quantità sin dalla nascita, a differenza degli spermatozoi, che vengono prodotti durante tutta la vita fertile maschile. Perciò la crioconservazione risulta essenziale quando un progetto genitoriale, specialmente femminile, debba, o voglia, essere rimandato nel tempo.

Nell’epoca precedente alla riforma, in Francia era possibile richiedere la crioconservazione dei gameti solamente se fosse sorta una condizione clinica rischiosa per la fertilità (patologia oncologica, traumatica, etc.) o la donna si fosse sottoposta al prelievo degli ovociti per poi donarli [3].

Dal punto di vista dei costi, la riforma dell’agosto 2021 ha stabilito che la stimolazione e il prelievo di gameti (maschili e femminili) saranno a carico della Securité sociale (il sistema pubblico di tutela delle persone dai “rischi sociali”, difficilmente traducibile in italiano in breve), mentre la crioconservazione non potrà essere né rimborsata, né compensata da nessun soggetto terzo (come il datore di lavoro) affinché si possano evitare coercimenti o pressioni in questo senso (art. L. 2141-12).

L’autoconservation des gamètes, detta anche “fertility insurance” (assicurazione sulla fertilità), è un trattamento sanitario originariamente concepito al fine di prevenire l’annullamento della fertilità in alcuni casi limite. Solo nell’ultimo decennio ha visto prevalere la propria dimensione sociale, trasformandosi in un meccanismo di preservazione della fertilità per circostanze personali (mancanza di un partner durante l’età fertile), sociali (precariato lavorativo) ed economiche (disponibilità finanziarie limitate) che costituiscono impedimenti per una gravidanza nell’età fertile. La diffusione del trattamento è positiva se si considera come opportunità, specialmente per le donne, di assumere scelte riproduttive, con l’aiuto delle biotecnologie, anche a fronte di condizioni negative in ambito personale, economico o sociale.

Occorre però riflettere sul dubbio in merito a quale tipo di libertà riproduttiva si concretizzi grazie all’autoconservazione: è eticamente sostenibile il ricorso diffuso a trattamenti ormonali e prelievi ovocitari, pesanti sul piano fisico e psicologico, a fronte di condizioni macroeconomiche, specialmente legate alle politiche del lavoro e del welfare, sulle quali sarebbe, probabilmente, più urgente intervenire?[5]


[1] La crioconservazione è un termine che descrive la procedura in cui le cellule (spermatozoi, ovociti, embrioni) vengono immerse in una soluzione di sali e composti organici (crioprotettore) e portate a temperature molto basse, fino alla conservazione a –196°C in azoto liquido.

[2] Chen C., Pregnancy after human oocyte cryopreservation, in Lancet, 1986, 1(8486), pp. 884-886.

[3] Frydman R., Les principaux points de la bioéthique encadrant la PMA, in B. Bévière-Boyer, D. Dibie, A. Marais (sous direction de), La Bioéthique en débat: le début de la vie, Paris, 2019, 29-30.

[4] Penna T., Il dono di capacità riproduttiva: la PMA con dono di gameti e la GPA negli ordinamenti francese e italiano, Torino-Napoli, 2020, 174-181 (disponibile qui).

Margaret Atwood all’anteprima del Salone del Libro di Torino: consigli di lettura e curiosità sull’autrice.

In occasione del ritorno in presenza del Salone del Libro di Torino (con l’edizione 2021 – Vita Supernova), l’anteprima del Salone avrà degli ospiti di altissimo profilo, tra i quali… Margaret Atwood! L’evento si terrà il 3 ottobre (i biglietti si trovano qui) e sarà un’occasione unica se siete tra coloro che sono finiti catapultati a Galaad grazie alle pagine di Atwood o anche se siete curiosi di scoprire chi si celi dietro a quelle pagine.

Della prolifica autrice canadese avevo già raccontato qualcosa in occasione dell’uscita del graphic novel de “Il racconto dell’ancella” (potete rileggerlo qui). Margaret Atwood, poetessa e scrittrice di origine canadese, ha all’attivo quasi più di 60 creazioni letterarie di diverso genere, incluse la saggistica e la letteratura per bambini.


Giusto qualche mese fa, in occasione del trasloco che mi ha costretta a una poderosa opera di catalogazione del mio patrimonio letterario, ho scoperto di aver letto il primo racconto di Atwood alle elementari, grazie al prezioso fiuto di mia madre. Si tratta de “La Principessa Prunella“, titolo uscito per Mondadori Junior nel 1998. Prunella è la tipica principessa viziata e ossessionata dal proprio aspetto fisico e dalla propria persona in generale. L’incontro con una fata le farà comprendere quanto poco pesi l’estetica nel definire una persona… e quanto invece contino le qualità morali e di relazione con gli altri.

Al di là dell’incontro casuale con questo autentico reperto di editoria per bambine e bambini, posso dire di aver effettivamente scoperto Atwood soltanto nel 2016, grazie a un’amica, che non ringrazierò mai a sufficienza, che mi consigliò di leggere “The Handmaid’s Tale“/”Il raccondo dell’ancella“. Un romanzo distopico pubblicato per la prima volta nel 1985 (in Italia nel 1988) e che ha conosciuto un rinnovato successo grazie alla fortunata omonima serie TV. [Qui potete trovare una super-sintetica recensione del romanzo].

Nel 2019 Atwood ha poi pubblicato il sequel de “Il racconto dell’ancella”, dal titolo “Testamenti” e che, a dispetto di una certa nota tradizione, non ha per nulla deluso i lettori. Voce narrante del romanzo non è più l’ancella Difred/Offred, bensì la temibile e temuta zia Lydia. Testamenti” non tenta di recuperare il percorso compiuto dalla serie TV, quasi completamente autonoma (al netto delle premesse strutturali come la teocrazia totalitaria di Galaad/Gilead e le relative strutture di potere e comando, nonché i fatti prettamente iniziali della storia). La voce di zia Lydia spiega per quale ragione il totalitarismo si sia sfaldato e quali paradossi si siano ingenerati a partire dalla considerazione della donna o come prezioso e puro bocciolo, oppure quale pericolosa minaccia.

Margaret Atwood è una delle scrittrici viventi di narrativa e di fantascienza/narrativa speculativa tra le più premiate e che di recente ha dato alle stampe una nuova attesissima raccolta di poesie: “Moltissimo“. Una prolificità rilevante, soprattutto se consideriamo che l’autrice compirà il prossimo novembre ben 81 anni.

Anni spesi a favore dell’attivismo climatico e femminista, delle scrittura creativa e saggistica, della militanza a favore dei diritti e delle libertà riproduttive delle donne, troppo spesso minacciate da norme inique. La tecnica dell’ambientazione distopica, infatti, risulta preziosa quale lente di osservazione dei giorni contemporanei e, al contempo, quale campanella di allarme rispetti a condizioni sociali e culturali sovente pericolose per la condizione femminile.

Se siete curiose e curiosi di scoprire di più dell’autrice… l’appuntamento è quindi per il 3 ottobre 2021 all’anteprima del Salone del Libro!

La riforma della bioetica in Francia, Parte I. La “PMA pour toutes”.

Il 29 giugno 2021 l’Assemblée Nationale (il Parlamento francese) ha definitivamente approvato, con 326 voti favorevoli e 115 contrari, il progetto di legge in materia di bioetica. Si è trattato di un processo cominciato nel 2018 e che si è articolato in diverse fasi, anche fuori dalle aule parlamentari.

Una premessa è d’obbligo: in Francia le “leggi di bioetica” devono essere sottoposte a un vaglio periodico, affinché non trascorra un tempo eccessivo e le esigenze sociali siano frequentemente sondate e discusse. La prima legge francese di bioetica[1], del 1994, ha previsto quindi che ogni 7 anni si mettesse in atto una revisione della materia. Così è stato e nel 2018 sono iniziati i lavori preparatori, che prevedono anche, e soprattutto, la consultazione della società civile rispetto a temi quali fecondazione assistita, ricerca su tessuti ed elementi del corpo umano (es. embrioni), eutanasia, cure palliative, etc.

I lavori si sono rivelati piuttosto complessi, specialmente per gli interventi decisamente non progressisti proposti nelle letture del Senato francese. In ogni caso, la nuova legge è stata felicemente promulgata il 2 agosto 2021.

Quali sono le principali novità contenute? La prima, che i media impiegano ormai da qualche mese come sinonimo per indicare l’intera legge, è quella della legalizzazione della fecondazione assistita per coppie lesbiche e per donne single (PMA pour toutes – PMA per tutte). La novità, tanto attesa quanto prevista, dovrebbe permettere a migliaia di donne di non recarsi più all’estero alla ricerca di una gravidanza. Più rilevante è il risultato del riconoscimento legale delle famiglie arcobaleno composte da due mamme: prima della riforma, infatti, il riconoscimento del legame di filiazione (madre-figlia/o) non era prevista se non nei confronti della donna che avesse effettivamente partorito.  

La Procréation Médicalement Assistée pour toutes (PMA per tutte) è quindi il perno della riforma, anche perché ha implicato una radicale rivisitazione della funzione stessa della fecondazione assistita. Dal 1994 al 2021, infatti, la fecondazione assistita in Francia era prevista per «remédier à l’infertilité d’un couple ou d’éviter la transmission à l’enfant ou un membre du couple d’une maladie d’une particulière gravité»[2] (“risolvere l’infertilità di una coppia oppure per evitare la trasmissione al nascituro o a un membro della coppia di una malattia di una certa gravità”). La riforma cambia punto di visuale e prevede che la fecondazione assistita sia «destinée à répondre à un projet parental» (“funzionale a realizzare un progetto genitoriale”).

La differenza non è solo terminologica, né risulta di poco peso. Si tratta infatti di svincolare completamente la fecondazione assistita da una premessa patologica, dall’esistenza di un’infertilità biologica-organica, per ancorarla al semplice desiderio di realizzare un progetto parentale… al di là di malattie che affliggano la fertilità o della cosiddetta “infertilità sociale” (la constatazione per cui una coppia dello stesso sesso non possa riprodursi senza l’intervento di una terza persona e/o della scienza).

Come funzionerà nella pratica la PMA pour toutes? Innanzitutto sarà completamente rimborsata dalla Securité sociale (il sistema pubblico di tutela delle persone dai “rischi sociali”, difficilmente traducibile in italiano in breve): le coppie di donne e le donne single che si sottoporranno alle cure, potranno farlo presso gli enti pubblici a titolo gratuito (dietro rimborso). Inoltre la donna che partorirà, si vedrà riconoscere il legame filiazione a mezzo del parto (art. 311-25 Code civil – CC), mentre la partner attraverso una reconnaissance conjointe (riconoscimento congiunto) formulato in anticipo davanti a un notaio (futuri artt. 342-11 e 342-12 CC).

Infine, per tutelare i diritti dei bambini già nati all’estero negli anni passati da una coppia di donne, la riforma prevede che per i prossimi tre anni sarà possibile ricorrere a una reconnaissance conjointe anticipée anche per questi casi. Bambini e bambine spesso chiamati, dai media francesi, “bébés Thalys”, dal nome del treno (il Thalys) che connette Parigi, Bruxelles e Amsterdam. Il Belgio e l’Olanda, insieme alla Spagna, sono infatti le principali destinazioni delle coppie lesbiche, ma anche eterosessuali, alla ricerca delle cure per la fertilità per cui nei Paesi di origine le liste di attesa risultano eccessivamente lunghe.

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[1] Si tratta in realtà di un insieme di tre diverse leggI: la loi n° 94-548 du 1er juillet 1994 relativa al trattamento dei dati personali in ambito di ricerca medica[1], la loi n° 94-653 du 29 juillet 1994 in fatto di rispetto del corpo umano e la loi n° 94-654 du 29 juillet 1994 in materia di dono e utilizzo degli elementi e dei prodotti del corpo umano, di fecondazione medicalmente assistita e di diagnosi prenatale.

[2] Art. L. 2141-2 del Code de la Santé Publique (Codice della Salute Pubblica)

Pandemia di COVID-19: i coronavirus e lo “spillover”.

[Photo: “MERS Coronavirus Particles” by National Institutes of Health (NIH) is licensed under CC BY-NC 2.0]

Viste le ferree regole imposte per la salute di tutta la comunità, è probabile che la maggior parte di noi abbia perso la nozione del tempo ormai da qualche giorno, specialmente se non svolgiamo uno dei lavori ritenuti “essenziali”. Tra un meeting online, un libro e una serie TV, ma soprattutto tra una diretta del Presidente del Consiglio e l’altra, c’è ancora spazio (e voglia) per leggere a proposito della pandemia in corso?

Forse sì, forse no. Nel dubbio ho pensato di aprire una piccola rubrica, come sempre al confine tra scienza, diritto e filosofia, per proporre pillole di alcuni dei temi più rilevanti di questa pandemia, offrendo anche spunti bibliografici di approfondimento. In Italia le prime manifestazioni epidemiche del COVID-19 (malattia) sono emerse il 30 gennaio, quando due turisti provenienti dalla Cina sono stati ricoverati a Roma, risultando positivi al virus SARS-CoV-2. Successivamente si sono riscontrati i primi 16 casi in Lombardia (21 febbraio), per poi giungere, come sappiamo, ai 69.176 casi positivi del 24 marzo 2020.

Primo tema prescelto per questa rubrica:
che cos’è, o per meglio dire, che cosa sono i coronavirus entrati prepotentemente nelle nostre vite? Da dove traggono origine?

I coronavirus (CoV) appartengono a una famiglia di virus in grado di causare malattie molto lievi (raffreddore), moderate (sindrome respiratoria mediorientale MERS) o gravi (sindrome respiratoria acuta grave – SARS). Il loro nome deriva dalle punte presenti sulla loro superficie, che tendono ad assomigliare alle punte di una corona. Questi virus sono la causa di diversi tipi di infezioni respiratorie e intestinali negli esseri umani e, prima ancora, negli animali. Prima dell’epidemia di SARS avvenuta tra il 2002 e il 2003 nella provincia di Guangdong in Cina, i coronavirus non erano ritenuti altamente patogeni per l’uomo. Infatti questi virus davano luogo a delle forme realmente lievi di infezione nei soggetti “immunocompetenti”, cioè, in estrema sintesi, dotati di un sistema immunitario in grado di fornire un’adeguata risposta a determinati “antigeni” (sostanze riconosciute dal sistema immunitario come estranee o potenzialmente pericolose) (1).

Gli studi effettuati sul SARS-CoV (alla base dell’epidemia del 2002-2003) avevano già messo il luce come molto probabilmente l’origine del virus andassero ricercate nei pipistrelli, attraverso la ricombinazione genetica e il conseguente passaggio dall’animale all’uomo (2).  Si tratta del fenomeno del “pathogen spillover”, più comunemente citato, di questi tempi, come semplice “spillover”. In che cosa consiste? Nella trasmissione di un’infezione tra specie diverse: si può trattare di zoonosi (quando il passaggio avviene dall’animale all’uomo), di zoonosi inversa (dall’uomo all’animale) oppure di sapronosi (quando il passaggio avviene tra un veicolo inanimato e un vertebrato) (3). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il 75% delle patologie infettive di recente scoperta sarebbe una zoonosi.

Il “salto” di specie non solo dal pipistrello, ma anche da molti altri animali selvatici, verso l’essere umano è stato raccontato magistralmente dal divulgatore scientifico, nonché giornalista per National Geographic, David Quammen. Il suo “Spillover. L’evoluzione delle pandemie” (Adelphi, 2014) è tornato in quest’ultimo mese ai vertici delle classifiche di vendita e non è di certo un caso. 

Il punto cruciale appare quindi l’interdipendenza tra essere umano e animali selvatici, nell’ampia cornice dell’ambiente entro cui si relazionano. Una questione che offre molti spunti di riflessione non solo sul piano legale, ma anche, e prima ancora, su quello filosofico e dunque dei principi etici che dovrebbero orientare l’azione umana sull’ambiente nell’era della capillare globalizzazione.

 


(1) Istituto Superiore di Sanità, Cosa sono i coronavirus, in L’epidemiologia per la sanità pubblica, https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/cosa-sono.

(2) J. Cui et al., Origin and evolution of pathogenic coronaviruses, in Nat. Rev. Microbiol., 17(3), 2019, pp. 181-192.

(3) S.H. Sokolow et al., Ecological interventions to prevent and manage zoonotic pathogen spillover, in Phil. Trans. R. Soc., 374, 2019, pp. 1-10.

Il Senato francese frena sulla riforma: stop al doppio dono e all’autoconservazione di gameti.

[“French Senate, Main Assembly Hall” by Pierre Metivier is licensed under CC BY-NC 2.0 ]

Dopo un primo momento di palpabile entusiasmo rispetto alle posizioni del Senat in Francia, i sostenitori di una riforma più radicale del sistema bioetico hanno subìto una forte delusione. La maggioranza repubblicana ha infatti posto il veto su due grandi temi: da un lato il doppio dono di gameti, mentre dall’altro l’autoconservazione dei gameti.

Il doppio dono di gameti è un trattamento che consiste nel ricevere un dono sia di spermatozoi, sia di ovociti al fine di ottenere un concepimento. L’autoconservazione, invece, consiste nella scelta di crioconservare (“congelare”) spermatozoi od ovociti a prescindere dall’esistenza di un criterio patologico. In Francia, infatti, è possibile richiedere la crioconservazione soltanto quando la persona interessata sia affetta da una patologia che possa inficiarne la fertilità (come nel caso di patologie oncologiche che richiedano terapie chemio/radioterapiche).

Rispetto al doppio dono è cruciale ricordare come in Francia sia invece già possibile adottare un embrione, così come, in modo speculare, per una coppia è possibile dare in adozione un embrione (tra quelli c.d. soprannumerari, cioè creati nel corso di una PMA, ma non trasferiti nell’utero della donna). Va da sé che il legame genetico tra coppia adottante ed embrione è inesistente. Per questo le ferree opposizioni di alcuni senatori al doppio dono appaiono faziose e infondate.

Come nel caso del senatore Dominique de Legge (Les Républicains LR), che vede nell’apertura al doppio dono

« una rottura biologica » a fronte del fatto che « fino a oggi la legge vietava il doppio dono per far sì che il bambino sia sempre legato biologicamente almeno a uno dei due membri della coppia ».

Anche Bruno Retailleau (presidente del gruppo LR al Senat) ha sostenuto che

se il legame “di sangue” venisse eliminato, ciò “potrebbe porre delle gravi questioni” rispetto alla filiazione, nonché aprire a “innumerevoli possibilità”, allorché la legge mira a  “mantenere almeno un legame biologico tra bambino e genitori”.

Se alcuni senatori sembrano ignorare come anche nell’adozione di embrione (legale da quasi 10 anni in Francia) il legame genetico sia interrotto con entrambi i genitori, lo stesso non si può dire per la Ministra della salute, Agnès Buzyn. Quest’ultima ha ricordato come

« sia inevitabile constatare » che nei casi di doppia infertilità di coppia, le coppie
« non sono propense ad adottare un embrione provieniente da un altro progetto familiare » e che infatti solo « una ventina di bambini nascano ogni anno a fronte di 10.000 embrioni crioconservati ».

 

Per quanto riguarda invece l’autoconservazione dei gameti, in Senato nella giornata di giovedì 23 gennaio si è svolta una vicenda quanto meno singolare. In un primo momento i senatori si sono opposti all’eliminazione, dal progetto di legge, dell’articolo relativo all’autoconservazione, con 178 voti contro l’eliminazione, 109 a favore e 26 sostenuti. Successivamente, nel corso di un voto a scrutinio pubblico sull’articolo, 119 senatori hanno votato a favore e altri 199 contro. Questa perfetta uguaglianza ha comportato il rigetto dell’articolo. Inoltre, ben 24 senatori della République en Marche si sono astenuti, nonostante nella campagna elettorale del 2016-2017 il tema fosse stato ampiamente sostenuto dal partito di Emmanuel Macron.

In ogni caso, il dibattito al Senat si è concentrato su due filoni di pensiero tradizionali in relazione alla scelta di crioconservare i gameti, in assenza di una malattia che minacci la fertilità. Da un lato si sono alzate dunque le voci di chi si dichiara garante della libertà di scelta delle donne, mentre dall’altro dei detrattori della cattiva influenza della pressione sociale (specialmente subìta dalle donne che lavorano in aziende che scoraggiano la maternità).

La commissione speciale del Senato aveva inizialmente votato a favore dell’autoconservazione e la relatrice Muriel Jourda (Les Républicains) aveva sottolineato la sensatezza della riforma perché in sede di esame della proposta, nel dialogo con le associazioni di pazienti, era emerso come a richiedere l’autoconservazione fossero nella maggior parte dei casi donne in difficoltà a trovare partner pronti ad affrontare un progetto genitoriale.

La presidente del gruppo misto, Eliane Assassi, ha utilizzato invece toni più aspri e ha inteso mettere in guardia

« le persone che agiranno sotto la pressione della società, che veicola un obbligo alla maternità, perché non tutte le donne saranno appagate dall’aver raggiunto lo status di madri ».

Le questioni del doppio dono e dell’autoconservazione dovranno dunque tornare al vaglio dell’Assemblée Nationale, che si era espressa alla fine del 2019 a favore di entrambe le proposte.

 

PMA per le coppie di donne e le donne single: il Senato francese approva la proposta.

[“Miniflags” by DocChewbacca is licensed under CC BY-NC-SA 2.0 ]

Una prima tranche di lavori del Senato francese, sulla riforma della bioetica, si è conclusa mercoledì 22 gennaio in tarda serata. Intorno a mezzanotte c’è stata la conferma che il primo articolo del progetto di legge è stato approvato con 160 voti favorevoli e 116 contrari.

Il Senato ha quindi avallato la proposta dell’Assemblée Nationale, aprendo la strada alla

PMA per le coppie di donne
e per le donne single
(nota in Francia come PMA pour toutes)!

Agnès Buzyn, Ministro della salute in Francia, ha sottolineato come quest’apertura possa

« shockare qualcuno per delle ragioni culturali, ma essa non modifica i principi fondamentali delle nostre leggi in materia di bioetica, tra i quali rilevano il divieto di commercializzazione del corpo umano, la dignità del corpo umano e il dono su base altruistica ».

Contro questa parte della riforma si sono mobilitate una ventina di associazioni, allineatesi nei ranghi capitanati dalla Manif pour Tous, una lobby creata in Francia nel 2012, al fine di contrastare l’allora progetto di legge noto come Mariage pour Tous, poi approvato nel 2013. La Manif osteggia sistematicamente non solo il matrimonio omosessuale, ma anche qualsiasi forma familiare che non rientri nello schema eterosessuale tradizionale, giungengo a sostenere l’esistenza di un complotto a sostegno della diffusione dell’ “ideologia gender“. Domenica 19 gennaio a Parigi la Manif pour Tous, insieme ad alcune associazioni sue satelliti, è riuscita a radunare circa 40mila manifestanti al grido di: «PMA, GPA, on n’en veut pas» (opposizione assoluta a ogni forma di Procreazione Medicalmente Assistita e Gestazione per Altri).

Le voci contrarie si sono comunque levate anche in aula, dove Guillaume Chevrollier (Les Républicains) ha domandato ai colleghi:

« quale avvenire può prospettarsi per i bambini privati di un padre? ».

Anche Philippe Bas (Les Républicains) ha desiderato mettere in luce

« la spaccatura che si crea nella personalità in formazione di un bambino che diventa adolescente, che poi diventa adulto, quando questa mancanza che si crea in lui non riesce a trovare risposta ».

Non solo, perché il senatore Alain Richard (La République en marche, ma già Ministro della difesa negli anni ’90 tra i ranghi del partito socialista) ha dichiarato:

« io ho votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso perché reputavo utile, necessario, il riconoscimento sociale di altre coppie, ma non credo di poter votare a favore di un’evoluzione molto più profonda del genere umano, su cui, io ritengo, la ragione debba trattenerci».

 

In ogni caso il Senato francese ha rifiutato di includere la PMA pour toutes tra le prestazioni a carico del sistema sanitario pubblico (Sécurité sociale), al quale saranno addebitati esclusivamente i percorsi di PMA fondati su un criterio patologico. Criterio che il Senato ha voluto strenuamente mantenere anche per quanto riguarda la coppie eterosessuali, a differenza di quanto fortemente richiesto dal Governo. Quest’ultimo avrebbe infatti preferito cancellare l’esistenza di una patologia come elemento necessario all’accesso a un percorso di PMA.

La PMA pour toutes rientrava tra le promesse elettorali formulate tra il 2016 e il 2017 dal Presidente Emmanuel Macron, benché i tempi per la riforma si siano notevolmente dilatati rispetto alle previsioni iniziali. L’esame del Senato dovrà prendere in considerazione ben 275 emendamenti presentati negli scorsi giorni. Tra i temi più caldi rimarrà la questione del modo in cui stabilire il legame di filiazione tra la coppia e il/la bambino/a. Questione che si porrà anche rispetto alle coppie eterosessuali. Alla fine dell’esame del Senato, il progetto dovrà tornare al vaglio dell’Assemblée Nationale, che avrà l’ultima parola in materia.