Margaret Atwood all’anteprima del Salone del Libro di Torino: consigli di lettura e curiosità sull’autrice.

In occasione del ritorno in presenza del Salone del Libro di Torino (con l’edizione 2021 – Vita Supernova), l’anteprima del Salone avrà degli ospiti di altissimo profilo, tra i quali… Margaret Atwood! L’evento si terrà il 3 ottobre (i biglietti si trovano qui) e sarà un’occasione unica se siete tra coloro che sono finiti catapultati a Galaad grazie alle pagine di Atwood o anche se siete curiosi di scoprire chi si celi dietro a quelle pagine.

Della prolifica autrice canadese avevo già raccontato qualcosa in occasione dell’uscita del graphic novel de “Il racconto dell’ancella” (potete rileggerlo qui). Margaret Atwood, poetessa e scrittrice di origine canadese, ha all’attivo quasi più di 60 creazioni letterarie di diverso genere, incluse la saggistica e la letteratura per bambini.


Giusto qualche mese fa, in occasione del trasloco che mi ha costretta a una poderosa opera di catalogazione del mio patrimonio letterario, ho scoperto di aver letto il primo racconto di Atwood alle elementari, grazie al prezioso fiuto di mia madre. Si tratta de “La Principessa Prunella“, titolo uscito per Mondadori Junior nel 1998. Prunella è la tipica principessa viziata e ossessionata dal proprio aspetto fisico e dalla propria persona in generale. L’incontro con una fata le farà comprendere quanto poco pesi l’estetica nel definire una persona… e quanto invece contino le qualità morali e di relazione con gli altri.

Al di là dell’incontro casuale con questo autentico reperto di editoria per bambine e bambini, posso dire di aver effettivamente scoperto Atwood soltanto nel 2016, grazie a un’amica, che non ringrazierò mai a sufficienza, che mi consigliò di leggere “The Handmaid’s Tale“/”Il raccondo dell’ancella“. Un romanzo distopico pubblicato per la prima volta nel 1985 (in Italia nel 1988) e che ha conosciuto un rinnovato successo grazie alla fortunata omonima serie TV. [Qui potete trovare una super-sintetica recensione del romanzo].

Nel 2019 Atwood ha poi pubblicato il sequel de “Il racconto dell’ancella”, dal titolo “Testamenti” e che, a dispetto di una certa nota tradizione, non ha per nulla deluso i lettori. Voce narrante del romanzo non è più l’ancella Difred/Offred, bensì la temibile e temuta zia Lydia. Testamenti” non tenta di recuperare il percorso compiuto dalla serie TV, quasi completamente autonoma (al netto delle premesse strutturali come la teocrazia totalitaria di Galaad/Gilead e le relative strutture di potere e comando, nonché i fatti prettamente iniziali della storia). La voce di zia Lydia spiega per quale ragione il totalitarismo si sia sfaldato e quali paradossi si siano ingenerati a partire dalla considerazione della donna o come prezioso e puro bocciolo, oppure quale pericolosa minaccia.

Margaret Atwood è una delle scrittrici viventi di narrativa e di fantascienza/narrativa speculativa tra le più premiate e che di recente ha dato alle stampe una nuova attesissima raccolta di poesie: “Moltissimo“. Una prolificità rilevante, soprattutto se consideriamo che l’autrice compirà il prossimo novembre ben 81 anni.

Anni spesi a favore dell’attivismo climatico e femminista, delle scrittura creativa e saggistica, della militanza a favore dei diritti e delle libertà riproduttive delle donne, troppo spesso minacciate da norme inique. La tecnica dell’ambientazione distopica, infatti, risulta preziosa quale lente di osservazione dei giorni contemporanei e, al contempo, quale campanella di allarme rispetti a condizioni sociali e culturali sovente pericolose per la condizione femminile.

Se siete curiose e curiosi di scoprire di più dell’autrice… l’appuntamento è quindi per il 3 ottobre 2021 all’anteprima del Salone del Libro!

Call to action per la Settimana europea della fertilità 2019

Per il quarto anno consecutivo, il network Fertility Europe organizza la Settimana europea della fertilità. Fertility Europe è la rete che racchiude le organizzazioni e le associazioni di pazienti interessati da patologie o condizioni connesse all’infertilità. Quest’anno la rete festeggia 10 anni, ma c’è ancora moltissima strada da percorrere!

Procediamo per punti: anche nella Call to action del 2019 si torna a ribadire l’importanza di coinvolgere, informare e sensibilizzare tutta la società sul tema delle difficoltà legate al concepimento di un bambino. A partire dalle famiglie dei pazienti, passando per i datori di lavoro, per giungere fino alle aule parlamentari.

«Dealing with infertility should not mean battling with stigma, or with lack of information. It should not mean a struggle accessing treatment or gathering the funds to make treatment possible. It should not mean fighting for recognition of basic human rights»

I tratti più caldi della lotta all’infertilità sono gli stessi di 41 anni fa, quando nacque la prima bambina concepita in vitro, Louise Brown. Linformazione in fatto di fertilità, così come l’educazione alla salute riproduttiva e sessuale, è senza dubbio diventata più accessibile, ma non certo diffusa su larga scala.

black and white black and white depressed depression

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Inoltre un ruolo fondamentale è ancora giocato dal tabù che circonda la difficoltà di concepire, creato e rafforzato dallo stigma sociale che vi si associa! Parlare di infertilità è complesso e il rischio è quello di finire con l’identificarsi con una diagnosi, per di più percepita (erroneamente) come una realtà di nicchia. La realtà è ben diversa: secondo Fertility Europe a soffrire di disturbi legati all’infertilità sono ben 25 milioni di cittadini europei. Nessuna nicchia quindi, bensì 1 coppia su 5!

Anche nei casi nei quali l’ambiente familiare, lavorativo e sociale sia il più empatico possibile, rimane la difficoltà di accesso ai trattamenti, molto spesso connotati da elevati costi. Problema non secondario dato che la salute riproduttiva rientra nel più ampio spettro del diritto alla salute, vale a dire un diritto fondamentale.

brown and white bear plush toy

Photo by Pixabay on Pexels.com

Che cosa chiedono le associazioni di pazienti riunite in Fertility Europe?

  1. Il riconoscimento, in tutta l’Unione Europea, di un diritto a provare ad avere un bambino;
  2. La garanzia di accesso pari, equo e sicuro ai trattamenti per l’infertilità;,
  3. Lo stanziamento di fondi pubblici per questi trattamenti, di qualsiasi tipo essi siano;
  4. L’impegno del settore pubblico nel fornire una migliore informazione in materia di fertilità e infertilità,
  5. L’attuazione di campagne di comunicazione che mirino a rimuovere lo stigma associato all’infertilità.

Per iniziare un sano percorso di informazione e sensibilizzazione, si può partire dallo sfatare alcuni miti connessi al concepimento e alle prove che questo comporta. Ce ne occuperemo nei prossimi giorni!

‘The Handmaid’s Tale’: il fumetto. Recensione per grandi appassionati e primi lettori.

‘The Handmaid’s Tale’ (‘Il Racconto dell’Ancella’) è il prodotto della penna a dir poco geniale di Margaret Atwood. La Atwood, poetessa e scrittrice di origine canadese, ha all’attivo quasi più di 60 creazioni letterarie di diverso genere, incluse la saggistica e la letteratura per bambini.

The Handmaid’s Tale” è senza dubbio la sua creazione che negli ultimi anni ha riscosso più successo, complice anche la produzione dell’omonima serie TV a opera di Netflix. Personalmente sono rimasta piuttosto scettica verso la serie e il romanzo per molto tempo. L’enorme clamore suscitato mi dava la percezione che potesse trattarsi di prodotto letterario fondato su slogan e ideologizzazioni. Poi, l’estate scorsa mi sono infine decisa a prendere il mano il libro, in versione inglese, e tutte le mie perplessità si sono sgretolate nell’arco di un pomeriggio e una sera di alacre lettura.

Si tratta di un romanzo distopico, ambientato in una teocrazia totalitaria insediatasi 640px-Margaret-Atwood-Handmaids-Tale-Folio-Society.jpgdopo aver rovesciato la democrazia statunitense. La Terra è distrutta dall’inquinamento in ogni forma e la popolazione non cresce più. Il cuore pulsante della teocrazia di Gilead (Galaad nell’edizione italiana) è la fertilità. La società è fortemente gerarchizzata e in cima alla piramide si trovano i Comandanti, gerarchi della Repubblica di Gilead, che si fondano sul precetto biblico (Genesi 30, 1-4) per cui i mariti possono avere rapporti sessuali cone le proprie serve per generare figli, quando le mogli siano sterili, allo scopo di dotarsi di Ancelle fertili. Le Ancelle si trovano dunque in uno stato di assoluto asservimento, autorizzate esclusivamente a offrirsi ai Comandanti per riuscire a procreare. I nati da queste unioni sono destianti a divenire figli dei Comandanti e delle loro Mogli, rinviando l’Ancella a una nuova destinazione fintanto che sia fertile.

Oltre al romanzo originale, pubblicato nel 1985 in Canada e arrivato nel 1988 in Italia, e alla serie TV prodotta da Netflix… il 26 marzo 2019 è stato pubblicato il fumetto ispirato al racconto di Margaret Atwood!

L’autrice delle illustrazioni è Renee Nault (qui trovate il suo sito),Photo 11-04-2019 23 32 43 illustratrice canadese dall’indiscusso talento, il cui tratto tipico è un mix di illustrazioni a inchiostro e acquarelli dai toni molto vividi.

Mi perdoneranno gli artisti per la genericità della descrizione, ma qui potete osservare un esempio tratto proprio dal graphic novel.

Il fumetto segue strettamente lo sviluppo del romanzo, a differenza di quanto è avvenuto per la ​serie TV.  A questo proposito Renee Nault ha dichiarato di aver evitato non solo di guardare la serie, ma anche il film realizzato negli anni ’90, per non venire influenzata nella realizzazione dei disegni. Ciò anche in relazione al fatto che il lavoro di trasposizione grafica della Nault è iniziato prima della messa in onda della serie.

L’adattamento del romanzo al fumetto è senza dubbio un’operazione più complessa di quella rivolta agli schermi televisivi. Il pubblico al quale si rivolge la trasposizione grafica è senza dubbio più selezionato e attento, così le critiche non sono mancate specialmente in relazione alla delicatezza delle illustrazioni rispetto all’abbigliamento dei personaggi. Per quanto mi riguarda questa ricercatezza (per cui gli abiti delle Ancelle risultano voluminosi invece che infeltriti e castigati) affonda invece le unghie nella carne viva della storia. Vi è un’apparente, noncé solidissima, serenità nella Repubblica di Gilead. Un’apparenza che cela sotto di sé il dramma più antico dell’umanità per quanto concerne la condizione femminile: la capacità di generare nuovi individui. Un dramma che si declina in decine di modalità: l’incapacità di concepire, quella di farlo e pertanto essere sfruttate, ma anche la condanna morale per le scelte riproduttive compiute prima dell’avvento dela teocrazia.

Non solo, perché all’illustratrice viene contestata la quasi assenza di persone afroamericane. Questa è però una critica derivata dalla mancata lettura del romanzo originale, nel quale la Atwood specifica come le persone di colore siano state rinviate in alcune aree del Midwest, in un’ottica simile a quella dell’apartheid sudafricano. Dato invece modificato nella serie TV.

Il fumetto è un’opera completa in grado di introdurre nuovi lettori al mondo creato da Margaret Atwood, ma anche di fidelizzare gli interessati rimasti più tiepidi rispetto alla serie TV… nonché di soddisfare i veri appassionati!

Nel fumetto troverete una terza dimensione della storia di Margaret Atwood, più onirica e ancora più vivida di quella del romanzo, ma soprattutto più cruda di quella della serie TV. Per ora è ordinabile online o presso alcune librerie nella versione inglese, attualmente l’unica disponibile. Online non si trovano notizie circa future traduzioni, ma visto lo straordinario successo dell’opera è abbastanza sicuro che non tarderanno ad arrivare!

I 70 anni della Dichiarazione Universale dei diritti umani e i diritti riproduttivi.

Oggi ricorre la Giornata mondiale dei Diritti Umani. Inoltre la Dichiarazione Universale, dalla quale la giornata trae origine, compie proprio quest’anno 70 anni.

L’Assemblea Generale dell’ONU ha infatti proclamato la Dichiarazione
il 10 Dicembre 1948.

Voi sapete che cosa sono i diritti umani?

Se avete qualche dubbio, sappiate che si tratta di quei diritti riconosciuti all’uomo in base alla sua semplice appartenenza al genere umano.
L’idea non è nata in tempi recenti, ma è stata formalizzata soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale. Infatti, gli orrori perpetrati nei campi di sterminio e la morte di 50 milioni di persone resero indispensabile l’adozione di uno strumento giuridico in grado di salvaguardare i diritti fondamentali e la dignità di ciascuna persona senza distinzione «di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione» (art. 1 della Dichiarazione Universale).

Negli anni questi diritti sono divenuti sempre più articolati e specifici, fino a comprendere i diritti riproduttivi, cioè i diritti legati alla salute sessuale e riproduttiva.

Questo aspetto della salute riguarda prima di tutto la possibilità degli individui e delle coppie di decidere responsabilmente e liberamente il numero di figli da concepire, ma anche il momento e il luogo nei quali farlo. Non solo, perché a tutti gli individui andrebbe garantito l’accesso a complete informazioni e adeguati mezzi per poter assumere decisioni realmente libere in ambito riproduttivo. Ciò significa, inoltre, che a ciascun soggetto andrebbe assicurato il più alto livello di salute sessuale, oltre che riproduttiva.


Vi sembrano concetti molto astratti e remoti
?

Non è strano che sia così, perché i trattati internazionali impiegano normalmente un linguaggio astratto e generico, il modo da includere il maggior numero di situazioni e circostanze possibili. Queste ultime, spesso, sono molto lontane da quello che è il comune vivere occidentale, specialmente per chi può contare su disponibilità economiche di medio-alto livello.

In ogni caso, il concetto di salute riproduttiva è stato sviluppato sul piano legale come connesso alla vita della donna, vista la sua possibilità biologica esclusiva di  poter formare nel proprio corpo una nuova vita.

Esistono numerosi esempi di come la salute sessuale e riproduttiva sia messa a rischio:
– il rifiuto di permettere alla donna l’accesso a servizi sanitari (come l’obiezione di coscienza rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza, in assenza di un medico che sostituisca l’obiettore),
– la bassa qualità, o assenza totale, di servizi sanitari pubblici, che espongono la donna alla necessità di rivolgersi ad attività clandestine,
– le mutilazioni genitali femminili,
– la sterilizzazione forzata,
– l’interruzione di gravidanza forzata,
– le condizioni di abuso vissute dalle spose bambine.

Alla base di queste violazioni vi è l’idea che il valore di una donna dipenda alla sua capacità di riprodursi, ma non solo. In alcuni Paesi a ciò si aggiunge la necessità di concepire un figlio maschio (necessità nella forma di forte pressione sociale o addirittura in forma di legge). Così, ragazze e donne si trovano costrette a subire gravidanze ripetute, spesso ravvicinate, o interruzioni di gravidanza selettive (come avviene nei Paesi dell’Asia orientale e meridionale, in Medio Oriente e nel Nord Africa).

Perché quindi dedicare qualche riga per ricordare come i diritti riproduttivi e sessuali siano a tutti gli effetti dei diritti umani? Perché troppo spesso si dimentica, o s’ignora in modo del tutto volontario, come la sessuale e riproduttiva costituisca a tutti gli effetti una forma di diritto alla salute e come rientri, più in generale, nella sfera di autonomia privata della donna.

Da questo punto di vista ho in mente tre approfondimenti mirati (a puntate). Vi racconterò in che modo i diritti riproduttivi si sono affermati come diritti umani, come questi ultimi abbiano accolto una prospettiva femminista e, non ultimo, quale sia l’origine storica e politica del diritto alla salute.

 

Curiosi? Spero di sì!
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P.s. In merito al 70° anniversario della Dichiarazione, questo è il video di Michelle Bachelet, Alta Commissaria per i diritti umani:

 mentre questo è il video di António Guterres, Alto Segretario dell’ONU: