Oggi, 15 novembre, si celebra il World Philosophy Day 2018. Una ricorrenza inaugurata dall’Unesco nel 2002 per promuovere il dibattito filosofico come forma di cultura internazionale. Una cultura che ha permesso la formazione dei principi e dei valori fondamentali delle nostre società, come la democrazia, l’uguaglianza e i diritti umani.
Per l’Unesco la Giornata Mondiale della Filosofia è quindi l’occasione per favorire il dialogo tra conoscenze normalmente distanti per tradizione o tematiche. Quale momento migliore, allora, per parlare di bioetica?
Perché la bioetica è un sapere molto particolare: uno spazio di incontro tra diverse discipline. Simile a una stanza comunicante con più appartamenti, dove i vari inquilini si ritrovano portando ciascuno un proprio contributo per una festa a tema. Che si tratti di nascita, di trattamenti sanitari invasivi o di morte… ciascun invitato offre sempre il proprio personale punto di vista. Medicina, biologia, biotecnologia, diritto e filosofia sono i principali protagonisti, ma capita spesso che intervengano anche l’economia e alcune branche dell’ingegneria.
Ma quando e come è nata questa disciplina tanto chiacchierata, ma poco conosciuta?
Nel decennio 1965-1975, lo sviluppo tecnologico iniziò a rivolgersi all’essere umano, permettendo interventi sul corpo prima inimmaginabili. Si fece perciò spazio la riflessione filosofica sul rapporto tra tecnologia e corpo umano, lasciando gradualmente in disparte la relazione tra medico e paziente. Così nel 1971 il biochimico statunitense Van Rensselaer Potter coniò il termine «bioethics», come «ponte verso il futuro».
Il futuro di Van Rensselaer Potter è oggi sia il nostro passato (si è capito come concepire esseri umani in laboratorio), sia il nostro presente (è moralmente accettabile chiedere una morte dignitosa?), così come il nostro futuro (alcuni scienziati sono riusciti a far nascere un topo figlio di due esemplari dello stesso sesso).
Inoltre, la bioetica tradizionale non è solo un dialogo tra diverse discipline, ma anche un tipo di ragionamento che procede per via deduttiva alla soluzione di casi medici estremi («hard cases») dal punto di vista clinico e morale. Per questa ragione la bioetica tende a non essere considerata in modo unanime un pensiero “critico” e quindi a essere contestata perché priva di rigorose premesse.
Il dibattito pubblico e quello politico tendono però a semplificare lo scenario. Il riferimento va quindi a diverse bioetiche, confondendo quindi una determinata posizione ideologica o religiosa con l’intero spazio di confronto. Questa confusione tende a polarizzare il dialogo, impedendo di accogliere delle soluzioni razionalmente condivisibili al di là delle posizioni ideologiche individuali.
Qualche esempio? Una sezione specifica di Penna Vagante è già in fase di costruzione, per passare dalla teoria alla pratica!
Per ora potete consultare il programma del World Philosophy Day 2018 cliccando qui, le cui celebrazioni principali si tengono a Parigi presso la sede dell’Unesco. In quest’occasione due anni ha avuto la possibilità di partecipare come volontaria per animare una Nuit de la Philosophie ricca di performances artistiche, di letture e di dibattiti.
Mi fa piacere avere la possibilità di leggere di argomenti come la bioetica, di cui so molto poco, soprattutto se “in pillole” con post brevi e chiari, che mi permettono di ricevere delle nozioni e soprattutto essere il punto di partenza per riflessioni più ampie.
Aspetto con impazienza nuovi post!!
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