Terzo e ultimo appuntamento con la celebrazione della
Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne,
oggi 25 novembre.
Dopo avere parlato di violenza ostetrica (in questo post) e della mozione approvata dal Consiglio comunale di Verona (in questo post), oggi vi proporrò qualche riferimento normativo e statistico. A cominciare dall’infografica dell’Istat che vedete come immagine del post…
Noioso? Cercherò di evitare lo sgradevole effetto “lista della spesa”!
Tanto per cominciare occorre sapere che la Convenzione di Istanbul del 2011 (disponibile qui) è il primo strumento internazionale a non essere solo programmatico. Ciò significa che le sue norme sono giuridicamente vincolanti per tutti i 47 Stati che formano il Consiglio d’Europa (28 dei quali appartengono anche all’Unione Europea). Perché questa Convezione è stata fortemente innovativa?
Ebbene, perché la violenza sulle donne è stata riconosciuta come forma di violazione dei diritti umani e di discriminazione!
Violenza che può assumere centinaia di diverse sfumature, tra le quali violenza fisica (art. 35), psicologica (art. 33), sessuale ( art. 36), stalking (art. 34), e mutilazioni genitali femminili (art. 38).
Il catalogo delle violenze è stato poi esteso alle violazioni del diritto alla salute riproduttiva delle donne e a quelle che, attraversano l’uso delle tecnologie, violano il diritto al rispetto della vita privata o della dignità personale. A realizzare quest’ampliamento, il 26 luglio 2017, è stato il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne (Cedaw), con la General Recommendation n. 35 (disponibile qui ).
Il 2018 è stato un anno cruciale per la lotta all’eliminazione della violenza sulle donne in Italia, dal punto di vista degli studi sul tema. L’Istat ha infatti completato la prima indagine sui servizi offerti dai Centri antiviolenza alle donne vittime: 281 centri hanno risposto tra giugno e luglio al questionario proposto.
È emerso come 49.152 donne sia siano rivolte ai Centri antiviolenza: 29.227 hanno iniziato un percorso per allontanarsi dal contesto nel quale si erano ritrovate a essere vittime. Se questi numeri non vi dicono nulla, provate a fare un esperimento: pensate a una cittadina di quasi 50 mila abitanti e immaginate che ciascun cittadino sia stato vittima di violenza e abbia cercato aiuto. Per i piemontesi, si tratta di comuni come quelli di Nichelino, Collegno o Rivoli. Per i lombardi potrebbero essere quelli di Mantova, Lecco o Cologno Monzese. Funziona?
Ecco, a questo punto considerate come non solo il campione considerato dall’Istat sia un campione ridotto, ma come mediamente il 75% delle donne vittime di violenza non denunci i soprusi subiti.
In ogni caso, l’Istat ha rilevato un pesante divario tra diverse aree italiane: il Nord-Est detiene il record massimo di donne prese in carico per singolo Centro antiviolenza (170,9), mentre il Sud quello minimo (47,5). Nel complesso, quasi un terzo delle donne che richiedono aiuto sono straniere e per la maggior parte hanno figli minorenni.
Il numero medio di donne prese in carico dai centri (115,5) è massimo al Nord-est (170,9) e minimo al Sud (47,5). Il 26,9 delle donne è straniera e il 63,7% ha figli, che sono minorenni in più del 70% dei casi.
I Centri forniscono servizi di ascolto, supporto legale, supporto psicologico, aiuto nel percorso di allontanamento dal partner violento, orientamento lavorativo, etc.
La maggior parte dei Centri (85,8%) lavora in sincrono con altri enti territoriali e quasi tutti (95,3%) hanno aderito al numero verde nazionale 1522 contro la violenza.
Un numero elevato di centri è reperibile H 24 (68,8%), attivando un servizio di segreteria telefonica per gli orari di chiusura (71,1%) e un quarto dei Centri ha un proprio numero verde.
Infine, quasi 4.400 operatrici hanno prestato il proprio aiuto nel corso del 2017 per i Centri e oltre la metà di loro in forma del tutto volontaria. I Centri antiviolenza (93%) si occupano anche della formazione delle operatrici.
Disorientati da tutti questi numeri? Se avete resistito sino alla fine e siete curiosi di andare più a fondo, potete consultare un database dalle funzioni speciali che l’Istat ha inaugurato quest’anno: si chiama Violenzasulledonne.Stat e lo trovate qui!
La violenza sulle donne rimane un tema estremamente complesso da affrontare, costituito da fattori tra loro tanto differenti, quando connessi. Un problema culturale, basato su una rigida distinzione delle identità di genere. Un problema giuridico, perché così vario sul piano fattuale da risultare arduo da inquadrare. Un dramma umano, perché troppo spesso vissuto nella solitudine e nella vergogna.
Un dramma che va ricordato il 25 novembre, ma contrastato 365 giorni l’anno!